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  • Premiata al Concorso Nazionale Gastaldi 1954, la plaquette, apparsa nella collana “Poeti d’oggi”, è dedicata al poeta futurista Paolo Buzzi, assiduo frequentatore delle villeggiature valtellinesi, guida e mentore del precocissimo letterato negli ambienti culturali milanesi. La raccolta, che riprende luoghi e tematiche di Vento a primavera, funge da esile raccordo con la successiva Se il vento dice sorgi, nella quale confluiranno parte delle liriche a comporne la sezione “Quasi un amore”.
  • Da Saffo

    (1954)
    Il quaderno, in edizione numerata di 200 copie, raccoglie le traduzioni di 21 frammenti di Saffo, la poetessa all’origine della lirica occidentale, frequentata e amata da Mascioni a partire dal folgorante incontro avvenuto sui banchi del liceo. Nell’”Avvertenza ai lettori” l’Autore dichiara di essersi sforzato di «cercare una via perché la parola di Saffo riuscisse a risuonare nella nostra lingua conservando nel limite del possibile il suo originale incanto», in passato spesso offuscato da un eccessivo scrupolo filologico o all’inverso da una resa poetica scarsamente rispettosa del testo originario.
  • Il terzo, corposo volume, raccoglie la produzione degli anni 1953-55 e conclude la prima, giovanile stagione della poesia mascioniana. È pubblicato nella collana “Lyrica” dell’editore milanese Giuseppe Intelisano, diretta dallo stesso Autore, già segnalatosi come attivo promotore e organizzatore di cultura. «La materia della sua poesia è l’esistenza sua e degli uomini, sorta a un incerto cammino, a una vicenda di delusione, e pur trepidamente religiosa nell’attesa d’una miracolosa impreveduta salvezza» (Sergio Scotti, dalle note di copertina).
  • Fin dalla prima raccolta il diciassettenne Mascioni dimostra una più che discreta padronanza dei mezzi tecnici e della musicalità dei versi, notevole profondità di ispirazione e sorprendenti scelte verbali e sintattiche, sia pure con qualche arcaismo. Prevalgono, fra i temi, le riflessioni e le emozioni suggerite dal volgere delle stagioni e dagli scorci paesistici, con cenni ad amori intensi ma destinati a triste conclusione. Suonano meno genuini, a tratti, l'insistito “tu” a una probabile interlocutrice indeterminata e certi accenti tra dolore e angoscia di derivazione letteraria.
  • L’elegante libretto, dono dell’editore Giuseppe Intelisano all’autore, pubblicato in 150 copie fuori commercio, è impreziosito da una fotografia di Vittorio Bellezza in copertina e da un disegno in frontespizio di Giuseppe Migneco. Poemetto in 11 stanze, è dedicato a Ernestina Pedretti per il Natale 1957, e si ispira agli illustri modelli della poesia cortese e dello stilnovismo, nel richiamo al sentimento d’amore quale sublimazione di un percorso incerto e ingannevole: «oggi per te s’è qui dischiuso un varco / all’estrema speranza, se rinato / per te voce ritrovo, e so che invano / non si vive quaggiù se si può amare».
  • Il singolare ed elegante opuscolo viene commissionato all'Autore allo scopo di divulgare le attrattive artistiche, naturali e umane del circondario tellino, in occasione dell'apertura degli impianti sciistici di Prato Valentino. Come scrive Ernesto Ferrero nell'introduzione alla ristampa anastatica del libro, curata dall'Associazione Grytzko Mascioni, «con la sua scrittura elegante, che certo non sembra quella di un ventenne, Grytzko evoca per chi non le conosce le bellezze di un ambiente naturale, ma anche la gente di Teglio». Alla presentazione originaria dello scrittore e magistrato Paride Rombi, si affiancano, nella seconda edizione, la citata introduzione di Ferrero e una nota biobibliografica di Simone Zecca. Completano il volumetto suggestive fotografie d'epoca in bianco e nero e a colori e un disegno del pittore milanese, ma tellino d'adozione, Osvaldo Carrara.
  • Il ferro

    (1965)
    «Sono le poesie di un ciclo pubblicato in forma privata (…) a cura di alcuni amici, per ricordare un giovane fabbro e maniscalco di Teglio di Valtellina, Elio Branchi, morto in un incidente di caccia sulle sue e mie montagne». L’edizione consta di 1000 copie numerate: alle dieci liriche di Mascioni si accompagna la riproduzione fotografica dei Ferri artistici forgiati da Elio Branchi su disegno del pittore, grafico e designer Osvaldo Carrara. Completa il volume una serie di brevi prose che illustrano con la consueta felicità di scrittura il senso e il significato dell’operazione editoriale.
  • Rispetto alla prima edizione del 1967, la seconda presenta un numero maggiore di poesie, sempre però scritte nello stesso periodo. Le poesie sono suddivise in otto raccolte: “Addio, marameo” (1957-62) di vario contenuto; “Itinerario a Montreux” (1963), poesie dedicate a Vittorio Sereni che segnano le tappe di un viaggio nella Svizzera francese; “Memoriale del fabbro esiliato” (1964), poesie dedicate al giovane fabbro e maniscalco Elio Branchi, l’amico di Teglio morto in un incidente di caccia sulle «sue e mie montagne», una occasione per riconoscere il «reale rapporto con i paesi e la gente fra la quale sono nato e cresciuto»; “Il tono generale” (1963-65); “Dai giorni inurbati” (1960-67); “Idioletto” (1966-67); “De l’amour 67”; “Moderato terrore” (1967). Con un “favoloso spreco” si consumano e si perdono attese, ansie, gioie, momenti di vita che sembravano eterni, occasioni di sconforto e di allegria. Al senso di precarietà di ogni cosa, anche se alleggerito da goduti momenti di gioia o di ironica distanza, si accompagna in Mascioni una crescente inquietudine sul vero senso e sull’uso delle parole «nel turpe chiacchiericcio prevalente», tanto che, come egli stesso dichiara nella nota all’edizione del 1977, la tentazione del silenzio è reale. Alla raccolta è stato attribuito il Premio Mario Stefanile 1978.
  • Probabilmente il vertice del lavoro in versi di Mascioni, riunisce nella seconda edizione riveduta e notevolmente ampliata, pubblicata in 1000 copie numerate, le liriche composte nel decennio 1968-77. «Il volumetto (…) raggiunge effetti di grande raffinatezza. (…) Mascioni dimostra di aver raggiunto una sua perfezione (…). È tutto un giocare di luci e di grazia, un dire a fior di labbra, sicché anche le cose più innocenti paiono avvicinarsi al drammatico, e le tragiche all’idillico. (…) Mascioni sa filtrare esperienze e sentimenti, la sua poesia è cristallina, vivida, incantevole» (Enzo Fabiani). La sezione omonima della raccolta è dedicata, «con la nostalgia di ogni amore», a Max Horkheimer, filosofo e sociologo, tra gli esponenti più noti della Scuola di Francoforte, legato all’autore da una profonda e duratura amicizia.
  • Il volume, pubblicato in occasione del decennale, ripercorre i primi intensi anni di vita della Televisione svizzera di lingua italiana, che almeno fino all'avvento delle reti private riveste il ruolo di terzo canale per il pubblico italiano. Mascioni ne è uno dei fondatori e dei massimi dirigenti, oltreché ideatore e produttore di programmi soprattutto di carattere culturale. Corredato da un ricco apparato fotografico e dai disegni di Giorgio Guglielmetti, il libro reca la prefazione dell'allora direttore della TSI Franco Marazzi.
  • Libro dalla prosa ricercatissima e di impegnativo approccio, «vive (…) del mal d'amore – per cui è al tempo stesso cartella clinica di quel male, lettera intima, diario retrospettivo, confessione». Stilisticamente lo scritto «deve molto alla ripresa cinematografica con campi lunghi, carrellate, flash back, sostenuti da un'esasperata colonna sonora di sfusi e liquidi dialoghi» (dalle note di copertina, frutto di uno scambio di opinioni tra Vittorio Sereni, Carlo Fruttero e Franco Lucentini). Al romanzo è stato assegnato il Premio Inedito 1973.
  • Lo specchio greco

    (1980, 1990)
    Nel ricchissimo saggio sul pensiero, la filosofia, la letteratura e l'arte greca scritto nel 1980 e ripubblicato nel 1990, troviamo quasi un vademecum, una guida per tutti coloro che desiderano capire la specificità dell'antica cultura greca, in un continuo rapporto con l'Europa contemporanea. Mascioni ha sempre dichiarato il suo grande amore per la Grecia, terra affine al suo spirito vagabondo, sempre alla ricerca di quella limpidezza di pensiero che è eredità distillata della Grecia classica più antica. Per cogliere l'essenza della grecità è necessario rifarsi agli autori vissuti fino alla metà del IV secolo a.C., perché solo allora i testi lirici o tragici esprimevano in modo diretto e semplice, mediante una dialettica costruttiva, priva delle mistificazioni linguistiche sorte con la retorica posteriore, ciò che davvero ha un valore duraturo. Da qui l'invito più volte ripetuto a leggere i testi antichi in originale facendoli liberamente propri. «Leggendo le parole degli antichi seguiamo dei percorsi di ricerca personali, cerchiamo dei fili che collegano la nostra esperienza presente a quel passato, come se fossimo davanti a uno specchio che ci rimanda la nostra immagine, i nostri dubbi, i nostri problemi». Da qui il titolo del saggio che costituisce una sorta di aiuto a “conoscere se stessi”. Il testo, colto, ricchissimo di spunti storici, filosofici e di esempi letterari, è di fresca e piacevole lettura, sempre sorprendente per l'attualità di pensiero nel suo linguaggio raffinato e variegato. La ricerca continua di dialogo col lettore è presente perfino nelle numerosissime note che non sono aridamente esplicative ma interlocutorie, propositive di discussione e di confronto. Al volume, corredato da una nota di Fruttero e Lucentini e da una conversazione dell'autore con il poeta Odysseus Elytis, sono stati assegnati nel 1981 il Premio Fregene e il Premio Internazionale del Mediterraneo.
  • Adattamento per la radio di un racconto scritto nel 1975, viene rappresentato il 27 aprile 1980 dalla Sezione Sperimentale Prosa della Radio della Svizzera Italiana, per la regia di Vittorio Ottino, con musiche originali di Andreas Pflüger. Pochi mesi dopo il ricercato volumetto, stampato in 1000 esemplari numerati, inaugura la collana 'Radiodrammi' delle edizioni Scheiwiller, e rappresenta una delle perle nascoste della produzione dell'autore. Sullo sfondo malinconico della Mosca ancora sovietica, «il dato personale è trascorso nel silenzio dilagante della nostra precarietà di individui (…) che, nelle pieghe di una opposizione appartata e pensosa, distante dal caos, vorrebbe – chissà – (ri)trovare dignità» (Rina Li Vigni Galli).
  • Sono qui raccolte 32 poesie del decennio 1969-79. La penultima, L'argomento di Frege, è in undici strofe, alcune ampie; Gottlob Frege (1848-1925) era un matematico tedesco. Nella “Nota” l'Autore scrive che i versi pubblicati si possono considerare porzioni di un «diario della vita di un uomo del nostro tempo. Ma un diario, in ogni caso, depurato dai dati della cronaca». Alla raccolta è stato attribuito il Premio Dino Buzzati – Val di Piave 1981.
  • L'opuscolo, la cui prima stesura risale al 1962, è ispirato alle vicende che caratterizzarono la lavorazione del film 'Cleopatra', e segnatamente alla storia d'amore tra i protagonisti Liz Taylor e Richard Burton, intrecciata a quella dei personaggi impersonati dai due attori, Cleopatra e Marco Antonio. Cleopatra è «un'indefinibile idea di donna, indefinibile, ma non per questo irreale; è il desiderio di ogni uomo, che finisce per coincidere con l'irrefrenabile e ineliminabile bisogno di vita. Ecco dunque che Cleopatra si pone come uno dei tanti volti di quello che è il motivo ispiratore centrale della poliedrica produzione letteraria di Mascioni» (Massimo Castoldi). Alla nota di Vasco Pratolini si accompagnano, nella seconda edizione, le postfazioni di Tonko Maroević e Massimo Castoldi. Del libro è apparsa una traduzione in lingua croata, a cura di Iva Grgić: Kleopatra, jedne noći, Hefti, Milano 1996.
  • Saffo di Lesbo

    (1981, 1991, 2003)
    Il saggio, definito da Maria Corti “biografia creativa”, ottenne nel 1982 il Premio Comisso – Treviso per la biografia. Nel testo, rigorosamente fondato sulle fonti antiche e su frammenti dei lirici greci già tradotti anche da Mascioni, l'Autore ci fa rivivere l'intensa interiorità amorosa di Saffo e insieme il tumultuoso contesto sociale e politico in cui la poetessa visse. In un quadro storico ricostruito con competenza e fedeltà, Mascioni si è accostato a Saffo, donna, amante, poetessa, «con tutto quell'umano interesse e senso di prossimità che sarei lieto fosse condiviso da ogni lettore». Con parole limpide e aperte sulla grandezza dell’amore in sé, libero anche dalle scelte sessuali, Saffo, che per prima lo affidò alla parola scritta, rivive «in un'aura di palpitante e sorprendente attualità». Le note di copertina sono della studiosa Lidia Storoni Mazzolani.
  • «Ovvero una microstoria della follia omicida che devasta il passato il presente e il futuro»: così recita il sottotitolo del radiodramma, prodotto per la Radio della Svizzera Italiana da Ketty Fusco con la regia di Mino Müller e le musiche originali di Andreas Pflüger, e andato in onda per la prima volta dagli studi di Lugano il 18 gennaio 1981. Il processo e la condanna della strega poschiavina Orsina de Doric nell'anno 1631 sono alla base di un apologo sulla violenza e l'intolleranza, che rinascono continuamente dalle loro ceneri. All'originale radiofonico è stato assegnato nel 1982 il Prix Suisse de la Radio. La presentazione dell'opuscolo è di Riccardo Tognina.
  • Il volume ripercorre la storia della Televisione della Svizzera Italiana a 25 anni dall’inizio delle trasmissioni in lingua italiana. A differenza del precedente lavoro, che intendeva celebrarne il decennale attraverso un approccio cronachistico, Mascioni in questo caso opta per una riflessione di carattere teorico sul mezzo televisivo e sul suo ruolo nel contesto federale elvetico, quale voce necessaria e imprescindibile della minoranza italofona. Il libro, corredato da numerose illustrazioni fuori testo, reca la prefazione del direttore della RTSI Cherubino Darani.
  • Avvicinandosi ai cinquant'anni, Mascioni raccoglie la maggior parte delle poesie pubblicate nel trentennio di assiduo ma non esclusivo esercizio, rivedendone alcune per l'occasione. Sorprende l'ampiezza del volume ma, come scrive Mario Luzi nella presentazione, «quantità e qualità sono più che mai intrecciate, s'illuminano reciprocamente e concorrono alla pari a illuminare la natura di questo operato». L'autore, ricordando Petrarca, suddivide il libro in due parti, Canzoniere pubblico e Canzoniere privato. A corredo vanno segnalati il ricco apparato di note esplicative e brevi testi critici di alcuni scrittori e studiosi di prima grandezza: oltre al citato Luzi, Allen Mandelbaum, Tonko Maroević, Jean-Charles Vegliante e Alice Vollenweider. Il folto volume è stato insignito nel 1985 dei premi Etna-Taormina e Bartolo Cattafi.
  • Curiosa incursione di Mascioni nel territorio della nascente ‘soap-opera’, il romanzo è in realtà un trascurabile adattamento in lingua francese della sceneggiatura originale dell'Autore, a opera di Marie-Thérèse Martin. Descritta in quarta di copertina come una ‘Dallas europea’, la storia, ambientata tra il Varesotto e il Canton Ticino, intreccia i destini della ricca famiglia De Lorenzi, industriali del legno, con quelli dei rivali Dubois. La soap, per complessivi 52 episodi, andò in onda contemporaneamente in Francia, Svizzera e Italia.
  • Una scelta antologica di 56 poesie, di cui tre ancora inedite, a cura del poeta e studioso francese Jean-Charles Vegliante, tra i massimi esperti nella traduzione poetica dall'italiano al francese (Dante, Leopardi, Pascoli, Ungaretti, Montale, Sereni fra gli altri). Il libro è introdotto da una breve e densa prefazione dello stesso Vegliante. Si tratta della prima antologia in assoluto dedicata alla produzione in versi di Mascioni, apparsa nella collana “Domaine Italien” dell'editore romando.
  • Un doppio “viaggio-pellegrinaggio”: nei luoghi che videro il culto del dio e tra i molti libri, antichi e recenti, che lo descrivono e lo spiegano. O meglio: tentano di spiegarlo, perché su Apollo, dio del sole e della luce e incarnazione della misura e dei canoni di bellezza, le ipotesi si confrontano, si sovrappongono, si scontrano. Né oggi – in un'epoca (è detto talvolta con parole molto aspre) che non vuole trovare la strada per uscire dal decadimento morale e culturale – si sfugge al paradosso, ai tanti contrasti che le ambiguità e le interpretazioni del «più omerico degli dèi» lasciano nel lettore moderno, avido di chiarezza, spesso a buon mercato, ma sempre alle prese col mistero. Il libro, finalista al Premio Strega 1990, ottiene un largo successo e viene ripubblicato a più riprese.
  • Mascioni dichiara subito il suo intento: opporre l'uomo nell'interezza della sua esperienza esistenziale alla figura troppo libresca di manuali e monografie. Basandosi, certo, sulle fonti che stanno nei libri, ma cercando di empatizzare con la persona in carne e ossa che fu Socrate. Occorre perciò un procedimento non tradizionale, controcorrente: ecco la via conoscitiva della “pelle”, «la ragione irragionevole che (...) si impone per prima». Un po' come l'esprit de finesse di Pascal sul primato del capire e del sentire per immediatezza. Ne risulta che siamo di fronte a «un libro intenso, un modo originale di leggere le fonti, [al] segreto sensibile di un fascino immortale» (dalle note di copertina).
  • È il romanzo di Eracle, figlio di Alcmena e Zeus, l'eroe famoso per la forza con cui ha affrontato fatiche di leggendaria difficoltà. Ci appare indomabile e invincibile ma nello stesso tempo pensoso, angustiato dalle eterne domande sul senso vero delle sue imprese, su quanto gli eventi della sua vita siano dovuti all'intervento degli dèi, quanto alle sue volontà e capacità o quanto invece al destino che sta sopra tutto e tutti. In un rapido alternarsi di immagini e vicende divine, Mascioni costruisce un viaggio alla ricerca delle radici del pensiero europeo nell'antica Grecia, lasciando parlare gli innumerevoli miti ideati e raccontati dagli uomini per dare un ordine sensato e duraturo al Caos primigenio.

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