Pubblicazioni di Grytzko Mascioni

  • Il volume ripercorre la storia della Televisione della Svizzera Italiana a 25 anni dall’inizio delle trasmissioni in lingua italiana. A differenza del precedente lavoro, che intendeva celebrarne il decennale attraverso un approccio cronachistico, Mascioni in questo caso opta per una riflessione di carattere teorico sul mezzo televisivo e sul suo ruolo nel contesto federale elvetico, quale voce necessaria e imprescindibile della minoranza italofona. Il libro, corredato da numerose illustrazioni fuori testo, reca la prefazione del direttore della RTSI Cherubino Darani.
  • «Ovvero una microstoria della follia omicida che devasta il passato il presente e il futuro»: così recita il sottotitolo del radiodramma, prodotto per la Radio della Svizzera Italiana da Ketty Fusco con la regia di Mino Müller e le musiche originali di Andreas Pflüger, e andato in onda per la prima volta dagli studi di Lugano il 18 gennaio 1981. Il processo e la condanna della strega poschiavina Orsina de Doric nell'anno 1631 sono alla base di un apologo sulla violenza e l'intolleranza, che rinascono continuamente dalle loro ceneri. All'originale radiofonico è stato assegnato nel 1982 il Prix Suisse de la Radio. La presentazione dell'opuscolo è di Riccardo Tognina.
  • Saffo di Lesbo

    (1981, 1991, 2003)
    Il saggio, definito da Maria Corti “biografia creativa”, ottenne nel 1982 il Premio Comisso – Treviso per la biografia. Nel testo, rigorosamente fondato sulle fonti antiche e su frammenti dei lirici greci già tradotti anche da Mascioni, l'Autore ci fa rivivere l'intensa interiorità amorosa di Saffo e insieme il tumultuoso contesto sociale e politico in cui la poetessa visse. In un quadro storico ricostruito con competenza e fedeltà, Mascioni si è accostato a Saffo, donna, amante, poetessa, «con tutto quell'umano interesse e senso di prossimità che sarei lieto fosse condiviso da ogni lettore». Con parole limpide e aperte sulla grandezza dell’amore in sé, libero anche dalle scelte sessuali, Saffo, che per prima lo affidò alla parola scritta, rivive «in un'aura di palpitante e sorprendente attualità». Le note di copertina sono della studiosa Lidia Storoni Mazzolani.
  • L'opuscolo, la cui prima stesura risale al 1962, è ispirato alle vicende che caratterizzarono la lavorazione del film 'Cleopatra', e segnatamente alla storia d'amore tra i protagonisti Liz Taylor e Richard Burton, intrecciata a quella dei personaggi impersonati dai due attori, Cleopatra e Marco Antonio. Cleopatra è «un'indefinibile idea di donna, indefinibile, ma non per questo irreale; è il desiderio di ogni uomo, che finisce per coincidere con l'irrefrenabile e ineliminabile bisogno di vita. Ecco dunque che Cleopatra si pone come uno dei tanti volti di quello che è il motivo ispiratore centrale della poliedrica produzione letteraria di Mascioni» (Massimo Castoldi). Alla nota di Vasco Pratolini si accompagnano, nella seconda edizione, le postfazioni di Tonko Maroević e Massimo Castoldi. Del libro è apparsa una traduzione in lingua croata, a cura di Iva Grgić: Kleopatra, jedne noći, Hefti, Milano 1996.
  • Sono qui raccolte 32 poesie del decennio 1969-79. La penultima, L'argomento di Frege, è in undici strofe, alcune ampie; Gottlob Frege (1848-1925) era un matematico tedesco. Nella “Nota” l'Autore scrive che i versi pubblicati si possono considerare porzioni di un «diario della vita di un uomo del nostro tempo. Ma un diario, in ogni caso, depurato dai dati della cronaca». Alla raccolta è stato attribuito il Premio Dino Buzzati – Val di Piave 1981.
  • Adattamento per la radio di un racconto scritto nel 1975, viene rappresentato il 27 aprile 1980 dalla Sezione Sperimentale Prosa della Radio della Svizzera Italiana, per la regia di Vittorio Ottino, con musiche originali di Andreas Pflüger. Pochi mesi dopo il ricercato volumetto, stampato in 1000 esemplari numerati, inaugura la collana 'Radiodrammi' delle edizioni Scheiwiller, e rappresenta una delle perle nascoste della produzione dell'autore. Sullo sfondo malinconico della Mosca ancora sovietica, «il dato personale è trascorso nel silenzio dilagante della nostra precarietà di individui (…) che, nelle pieghe di una opposizione appartata e pensosa, distante dal caos, vorrebbe – chissà – (ri)trovare dignità» (Rina Li Vigni Galli).
  • Lo specchio greco

    (1980, 1990)
    Nel ricchissimo saggio sul pensiero, la filosofia, la letteratura e l'arte greca scritto nel 1980 e ripubblicato nel 1990, troviamo quasi un vademecum, una guida per tutti coloro che desiderano capire la specificità dell'antica cultura greca, in un continuo rapporto con l'Europa contemporanea. Mascioni ha sempre dichiarato il suo grande amore per la Grecia, terra affine al suo spirito vagabondo, sempre alla ricerca di quella limpidezza di pensiero che è eredità distillata della Grecia classica più antica. Per cogliere l'essenza della grecità è necessario rifarsi agli autori vissuti fino alla metà del IV secolo a.C., perché solo allora i testi lirici o tragici esprimevano in modo diretto e semplice, mediante una dialettica costruttiva, priva delle mistificazioni linguistiche sorte con la retorica posteriore, ciò che davvero ha un valore duraturo. Da qui l'invito più volte ripetuto a leggere i testi antichi in originale facendoli liberamente propri. «Leggendo le parole degli antichi seguiamo dei percorsi di ricerca personali, cerchiamo dei fili che collegano la nostra esperienza presente a quel passato, come se fossimo davanti a uno specchio che ci rimanda la nostra immagine, i nostri dubbi, i nostri problemi». Da qui il titolo del saggio che costituisce una sorta di aiuto a “conoscere se stessi”. Il testo, colto, ricchissimo di spunti storici, filosofici e di esempi letterari, è di fresca e piacevole lettura, sempre sorprendente per l'attualità di pensiero nel suo linguaggio raffinato e variegato. La ricerca continua di dialogo col lettore è presente perfino nelle numerosissime note che non sono aridamente esplicative ma interlocutorie, propositive di discussione e di confronto. Al volume, corredato da una nota di Fruttero e Lucentini e da una conversazione dell'autore con il poeta Odysseus Elytis, sono stati assegnati nel 1981 il Premio Fregene e il Premio Internazionale del Mediterraneo.
  • Libro dalla prosa ricercatissima e di impegnativo approccio, «vive (…) del mal d'amore – per cui è al tempo stesso cartella clinica di quel male, lettera intima, diario retrospettivo, confessione». Stilisticamente lo scritto «deve molto alla ripresa cinematografica con campi lunghi, carrellate, flash back, sostenuti da un'esasperata colonna sonora di sfusi e liquidi dialoghi» (dalle note di copertina, frutto di uno scambio di opinioni tra Vittorio Sereni, Carlo Fruttero e Franco Lucentini). Al romanzo è stato assegnato il Premio Inedito 1973.
  • Il volume, pubblicato in occasione del decennale, ripercorre i primi intensi anni di vita della Televisione svizzera di lingua italiana, che almeno fino all'avvento delle reti private riveste il ruolo di terzo canale per il pubblico italiano. Mascioni ne è uno dei fondatori e dei massimi dirigenti, oltreché ideatore e produttore di programmi soprattutto di carattere culturale. Corredato da un ricco apparato fotografico e dai disegni di Giorgio Guglielmetti, il libro reca la prefazione dell'allora direttore della TSI Franco Marazzi.
  • Probabilmente il vertice del lavoro in versi di Mascioni, riunisce nella seconda edizione riveduta e notevolmente ampliata, pubblicata in 1000 copie numerate, le liriche composte nel decennio 1968-77. «Il volumetto (…) raggiunge effetti di grande raffinatezza. (…) Mascioni dimostra di aver raggiunto una sua perfezione (…). È tutto un giocare di luci e di grazia, un dire a fior di labbra, sicché anche le cose più innocenti paiono avvicinarsi al drammatico, e le tragiche all’idillico. (…) Mascioni sa filtrare esperienze e sentimenti, la sua poesia è cristallina, vivida, incantevole» (Enzo Fabiani). La sezione omonima della raccolta è dedicata, «con la nostalgia di ogni amore», a Max Horkheimer, filosofo e sociologo, tra gli esponenti più noti della Scuola di Francoforte, legato all’autore da una profonda e duratura amicizia.
  • Rispetto alla prima edizione del 1967, la seconda presenta un numero maggiore di poesie, sempre però scritte nello stesso periodo. Le poesie sono suddivise in otto raccolte: “Addio, marameo” (1957-62) di vario contenuto; “Itinerario a Montreux” (1963), poesie dedicate a Vittorio Sereni che segnano le tappe di un viaggio nella Svizzera francese; “Memoriale del fabbro esiliato” (1964), poesie dedicate al giovane fabbro e maniscalco Elio Branchi, l’amico di Teglio morto in un incidente di caccia sulle «sue e mie montagne», una occasione per riconoscere il «reale rapporto con i paesi e la gente fra la quale sono nato e cresciuto»; “Il tono generale” (1963-65); “Dai giorni inurbati” (1960-67); “Idioletto” (1966-67); “De l’amour 67”; “Moderato terrore” (1967). Con un “favoloso spreco” si consumano e si perdono attese, ansie, gioie, momenti di vita che sembravano eterni, occasioni di sconforto e di allegria. Al senso di precarietà di ogni cosa, anche se alleggerito da goduti momenti di gioia o di ironica distanza, si accompagna in Mascioni una crescente inquietudine sul vero senso e sull’uso delle parole «nel turpe chiacchiericcio prevalente», tanto che, come egli stesso dichiara nella nota all’edizione del 1977, la tentazione del silenzio è reale. Alla raccolta è stato attribuito il Premio Mario Stefanile 1978.
  • Il ferro

    (1965)
    «Sono le poesie di un ciclo pubblicato in forma privata (…) a cura di alcuni amici, per ricordare un giovane fabbro e maniscalco di Teglio di Valtellina, Elio Branchi, morto in un incidente di caccia sulle sue e mie montagne». L’edizione consta di 1000 copie numerate: alle dieci liriche di Mascioni si accompagna la riproduzione fotografica dei Ferri artistici forgiati da Elio Branchi su disegno del pittore, grafico e designer Osvaldo Carrara. Completa il volume una serie di brevi prose che illustrano con la consueta felicità di scrittura il senso e il significato dell’operazione editoriale.

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