Pubblicazioni di Grytzko Mascioni

  • Le 29 poesie della piena maturità, due delle quali in francese, sono spesso costruite con un lungo e sempre vigile e musicale periodare che si coniuga con la maggiore accessibilità a favore del lettore non specialista. Ogni animale, a modo suo, è figura e cifra del vivere e del sentire del poeta. E il fruitore, non di rado, vi riconosce le sue stesse esperienze emozionali, descritte e chiarite proprio dalla lingua più lirica. Le venti incisioni del pittore e scultore ticinese Nag Arnoldi corredano e arricchiscono il bel volume, confermando l'amore di Mascioni per l'arte figurativa. Del libro esiste una traduzione in croato: Ljubavni zoo, Durieux, Zagreb 1996, a cura di Morana Čale Knežević, con i disegni di Zlatan Vrkljan.
  • Anno 1179. Prossima alla morte, a lungo pressata da un severo confessore poi ricredutosi, suor Ildegarda apre la sua anima ripercorrendo i momenti e le figure salienti della vita. E dichiara che anche per lei è mistero il dono profetico delle visioni e d'un sapere trascendente, dei quali è stata semplice medium. La narrazione è di grande musicalità, aiutata dalle rime e sorretta da versi che coinvolgono lo spettatore e il lettore, parimenti sollecitati ad accogliere la poesia e a parteciparne. All'introduzione di Vincenzo Cappelletti seguono in appendice pagine interessanti sulla vita di Ildegarda di Bingen e sull'allestimento dello spettacolo, a cura della regista Silvana Strocchi.
  • Premiata al Concorso Nazionale Gastaldi 1954, la plaquette, apparsa nella collana “Poeti d’oggi”, è dedicata al poeta futurista Paolo Buzzi, assiduo frequentatore delle villeggiature valtellinesi, guida e mentore del precocissimo letterato negli ambienti culturali milanesi. La raccolta, che riprende luoghi e tematiche di Vento a primavera, funge da esile raccordo con la successiva Se il vento dice sorgi, nella quale confluiranno parte delle liriche a comporne la sezione “Quasi un amore”.
  • Fin dalla prima raccolta il diciassettenne Mascioni dimostra una più che discreta padronanza dei mezzi tecnici e della musicalità dei versi, notevole profondità di ispirazione e sorprendenti scelte verbali e sintattiche, sia pure con qualche arcaismo. Prevalgono, fra i temi, le riflessioni e le emozioni suggerite dal volgere delle stagioni e dagli scorci paesistici, con cenni ad amori intensi ma destinati a triste conclusione. Suonano meno genuini, a tratti, l'insistito “tu” a una probabile interlocutrice indeterminata e certi accenti tra dolore e angoscia di derivazione letteraria.
  • Il libro raccoglie una scelta degli interventi realizzati dall'autore nell'ambito del programma radiofonico “Lampi” di Radiotre, andato in onda nell'estate 1998 con la regia di Roberto Bernardi. «Con l'occhio dell'umanista attento al nuovo ma non dimentico dell'antico, Mascioni percorre i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, lungo il dipanarsi di un'estate, in un viaggio ideale che ne evidenzia sia gli aspetti geografici che quelli culturali, senza trascurarne la storia, politica e di costume. Una lettura suggestiva e stimolante, attraversata da informazioni di prima mano filtrate da un occhio pensoso» (dalle note di copertina). L'idea di fondo è che il Mediterraneo è un mare fatto di prossimità e di esperienze comuni, e sarebbe bello se «si potesse dire la stessa cosa degli uomini che lo percorrono o ne abitano le rive». Il Mediterraneo «immenso tappeto di luce (…) unisce le belle terre raramente fortunate che vi si bagnano, spesso affaticate da una amara sorte, a volte insanguinate da violenze, a volte angustiate da croniche miserie, prigionie umilianti, ottuse repressioni della libertà d'essere ciò che si vuole» ma che, comunque, è vitalissimo e «formicola di antica e giovane vita, di immaginose avventure del cuore e della mente».
  • Di fatto è una doppia narrazione: quella di un trapianto e quella della grande amicizia tra Grytzko Mascioni ed Ernesto Ferrero, intenso rapporto che, in poco più di due anni, ha trovato varie e profonde «ragioni di fraternità». La parte principale è certo «la cronaca veritiera di un trapianto, un percorso a ostacoli, angoscioso e pieno di imprevisti, il quale ha restituito a un uomo, i cui giorni parevano contati, i tempi supplementari di una partita che eravamo quasi sicuri fosse finita, e nel peggiore dei modi». La precede un partecipe e toccante ritratto umano e culturale di Grytzko ad opera di Ernesto, al quale è diretto il commovente Congedo in forma di lettera con cui il malato, ormai prossimo alla morte, affida all'amico le sue ultime pagine e il suo ricordo.
  • Il singolare ed elegante opuscolo viene commissionato all'Autore allo scopo di divulgare le attrattive artistiche, naturali e umane del circondario tellino, in occasione dell'apertura degli impianti sciistici di Prato Valentino. Come scrive Ernesto Ferrero nell'introduzione alla ristampa anastatica del libro, curata dall'Associazione Grytzko Mascioni, «con la sua scrittura elegante, che certo non sembra quella di un ventenne, Grytzko evoca per chi non le conosce le bellezze di un ambiente naturale, ma anche la gente di Teglio». Alla presentazione originaria dello scrittore e magistrato Paride Rombi, si affiancano, nella seconda edizione, la citata introduzione di Ferrero e una nota biobibliografica di Simone Zecca. Completano il volumetto suggestive fotografie d'epoca in bianco e nero e a colori e un disegno del pittore milanese, ma tellino d'adozione, Osvaldo Carrara.
  • L’elegante libretto, dono dell’editore Giuseppe Intelisano all’autore, pubblicato in 150 copie fuori commercio, è impreziosito da una fotografia di Vittorio Bellezza in copertina e da un disegno in frontespizio di Giuseppe Migneco. Poemetto in 11 stanze, è dedicato a Ernestina Pedretti per il Natale 1957, e si ispira agli illustri modelli della poesia cortese e dello stilnovismo, nel richiamo al sentimento d’amore quale sublimazione di un percorso incerto e ingannevole: «oggi per te s’è qui dischiuso un varco / all’estrema speranza, se rinato / per te voce ritrovo, e so che invano / non si vive quaggiù se si può amare».
  • Il terzo, corposo volume, raccoglie la produzione degli anni 1953-55 e conclude la prima, giovanile stagione della poesia mascioniana. È pubblicato nella collana “Lyrica” dell’editore milanese Giuseppe Intelisano, diretta dallo stesso Autore, già segnalatosi come attivo promotore e organizzatore di cultura. «La materia della sua poesia è l’esistenza sua e degli uomini, sorta a un incerto cammino, a una vicenda di delusione, e pur trepidamente religiosa nell’attesa d’una miracolosa impreveduta salvezza» (Sergio Scotti, dalle note di copertina).
  • Saffo di Lesbo

    (1981, 1991, 2003)
    Il saggio, definito da Maria Corti “biografia creativa”, ottenne nel 1982 il Premio Comisso – Treviso per la biografia. Nel testo, rigorosamente fondato sulle fonti antiche e su frammenti dei lirici greci già tradotti anche da Mascioni, l'Autore ci fa rivivere l'intensa interiorità amorosa di Saffo e insieme il tumultuoso contesto sociale e politico in cui la poetessa visse. In un quadro storico ricostruito con competenza e fedeltà, Mascioni si è accostato a Saffo, donna, amante, poetessa, «con tutto quell'umano interesse e senso di prossimità che sarei lieto fosse condiviso da ogni lettore». Con parole limpide e aperte sulla grandezza dell’amore in sé, libero anche dalle scelte sessuali, Saffo, che per prima lo affidò alla parola scritta, rivive «in un'aura di palpitante e sorprendente attualità». Le note di copertina sono della studiosa Lidia Storoni Mazzolani.
  • Puck

    (1996)
    Il titolo del romanzo – il protagonista Puck è un alter ego di Mascioni – deriva dalla figura ingannatrice del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare: non tanto un maligno spirito, quanto piuttosto un vagabondo acrobata della vita. Si tratta di un romanzo in cui gli elementi autobiografici dell'autore sono spietatamente narrati in un bilancio sincero e intricato del personaggio che si sente avviato alla fine della sua vita. Molto presente è il tema della malattia, collegato a quello della morte, che accompagna tutta la narrazione; quasi sconcertante per la sua attualità è la presenza di un virus misterioso – «il mostro: microscopico figlio di connubi indicibili» – di impossibile cura che modifica radicalmente la vita del protagonista. Nella perenne ricerca e nello scavo interiore anche le figure femminili sono «ombre appena intraviste nello specchio in cui perpetuamente mi cercavo». Ma il romanzo, più che resoconto di vicende personali, vuole essere un complesso bilancio collettivo sulla vita di tutto il secolo XX che andava chiudendosi. Aspetti artistici, letterari, sociali, politici, sentimentali, di costume, si intrecciano in rapidi flash di incontri, ricordi, speranze, episodi precisi, sogni sfumati, confessioni e giustificazioni avvolti in un variegato turbinio che vuole essere lo specchio di un secolo contraddittorio e terribile, colpevole di aver portato allo spaesamento gli spiriti più sensibili e partecipi. Al volume è stato assegnato il Premio Selezione Napoli.
  • Nell'elegantissimo volumetto troviamo brevi e ricche descrizioni naturalistiche e trasfigurate, alla ricerca dell'anima della valle e della sua gente. Proposte da una prosa poetica, anche più lirica di quella di altre occasioni: perché è la terra dell'infanzia e del suo imprinting culturale e affettivo, dove «non ho smesso mai di sentirmi a casa». Le suggestive fotografie del polacco Piotr Jaxa, «una specie di elettrocardiogramma» della terra e delle persone, fermano per un attimo, e per il futuro, atti vitali che ci piace considerare irripetibili eppure destinati a duratura riconferma.

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