Pubblicazioni di Grytzko Mascioni

  • Il ferro

    (1965)
    «Sono le poesie di un ciclo pubblicato in forma privata (…) a cura di alcuni amici, per ricordare un giovane fabbro e maniscalco di Teglio di Valtellina, Elio Branchi, morto in un incidente di caccia sulle sue e mie montagne». L’edizione consta di 1000 copie numerate: alle dieci liriche di Mascioni si accompagna la riproduzione fotografica dei Ferri artistici forgiati da Elio Branchi su disegno del pittore, grafico e designer Osvaldo Carrara. Completa il volume una serie di brevi prose che illustrano con la consueta felicità di scrittura il senso e il significato dell’operazione editoriale.
  • L'isola è di fronte alla città, poco lontana, e sembra dare forma e sostanza all'«idea stessa di perenne stabilità». Ma per l'autore, che la osserva quotidianamente dalla sua finestra, è la silenziosa interlocutrice che lo costringe a pensarla e a desiderare di conoscerla. Allora la visita diventa obbligatoria e il “gitante-pellegrino”, in mezzo all'«ansimare continuo di slarghi e strettoie», e dopo aver interrogato la natura e la storia, crede di trovarne il segreto vitale, pacificatore della sua inquietudine interiore. La scrittura, sempre ricercata, si vale di un'aggettivazione ricchissima, di vocaboli inconsueti o desueti ma anche, quasi a voler sorprendere, di termini gergali o "bassi". Corredano il volumetto tre dipinti di Giuseppe Zecca, pregevoli e testuali variazioni sul tema.
  • Il racconto, dai toni crepuscolari, segna il ritorno a una dimensione intimistica, sottolineata dall'ambientazione nel tranquillo paesaggio ticinese, meta del provvisorio ritorno di uno stanco e sempre più amareggiato Ulisse. La dolorosa circostanza della morte dell'anziano gatto, di pari passo con la conclusione di un'annosa e sofferta vicenda sentimentale, assurge a simbolo e a metafora di una risolutiva fine. Il libretto, dedicato dallo scrittore al figlio Vania, presenta in copertina e fuori testo quattro disegni eseguiti dallo stesso Mascioni, che ne illustrano la maestria grafica. I primi cento esemplari sono numerati e firmati dall'autore.
  • Un doppio “viaggio-pellegrinaggio”: nei luoghi che videro il culto del dio e tra i molti libri, antichi e recenti, che lo descrivono e lo spiegano. O meglio: tentano di spiegarlo, perché su Apollo, dio del sole e della luce e incarnazione della misura e dei canoni di bellezza, le ipotesi si confrontano, si sovrappongono, si scontrano. Né oggi – in un'epoca (è detto talvolta con parole molto aspre) che non vuole trovare la strada per uscire dal decadimento morale e culturale – si sfugge al paradosso, ai tanti contrasti che le ambiguità e le interpretazioni del «più omerico degli dèi» lasciano nel lettore moderno, avido di chiarezza, spesso a buon mercato, ma sempre alle prese col mistero. Il libro, finalista al Premio Strega 1990, ottiene un largo successo e viene ripubblicato a più riprese.
  • Mascioni dichiara subito il suo intento: opporre l'uomo nell'interezza della sua esperienza esistenziale alla figura troppo libresca di manuali e monografie. Basandosi, certo, sulle fonti che stanno nei libri, ma cercando di empatizzare con la persona in carne e ossa che fu Socrate. Occorre perciò un procedimento non tradizionale, controcorrente: ecco la via conoscitiva della “pelle”, «la ragione irragionevole che (...) si impone per prima». Un po' come l'esprit de finesse di Pascal sul primato del capire e del sentire per immediatezza. Ne risulta che siamo di fronte a «un libro intenso, un modo originale di leggere le fonti, [al] segreto sensibile di un fascino immortale» (dalle note di copertina).
  • È una piccola antologia che comprende venticinque componimenti, dai versi sempre ispirati e inappuntabili, della produzione 1963-1990, tradotti con il testo originale a fronte da Patrice Dyerval Angelini. L'elegante volumetto, stampato in 700 copie numerate, tipograficamente curatissimo ed evidentemente celebrativo, è pubblicato quasi in contemporanea al conferimento a Mascioni del Grand Prix Schiller, il più importante riconoscimento letterario svizzero.
  • «Ovvero una microstoria della follia omicida che devasta il passato il presente e il futuro»: così recita il sottotitolo del radiodramma, prodotto per la Radio della Svizzera Italiana da Ketty Fusco con la regia di Mino Müller e le musiche originali di Andreas Pflüger, e andato in onda per la prima volta dagli studi di Lugano il 18 gennaio 1981. Il processo e la condanna della strega poschiavina Orsina de Doric nell'anno 1631 sono alla base di un apologo sulla violenza e l'intolleranza, che rinascono continuamente dalle loro ceneri. All'originale radiofonico è stato assegnato nel 1982 il Prix Suisse de la Radio. La presentazione dell'opuscolo è di Riccardo Tognina.
  • Il volume, pubblicato in occasione del decennale, ripercorre i primi intensi anni di vita della Televisione svizzera di lingua italiana, che almeno fino all'avvento delle reti private riveste il ruolo di terzo canale per il pubblico italiano. Mascioni ne è uno dei fondatori e dei massimi dirigenti, oltreché ideatore e produttore di programmi soprattutto di carattere culturale. Corredato da un ricco apparato fotografico e dai disegni di Giorgio Guglielmetti, il libro reca la prefazione dell'allora direttore della TSI Franco Marazzi.
  • Curiosa incursione di Mascioni nel territorio della nascente ‘soap-opera’, il romanzo è in realtà un trascurabile adattamento in lingua francese della sceneggiatura originale dell'Autore, a opera di Marie-Thérèse Martin. Descritta in quarta di copertina come una ‘Dallas europea’, la storia, ambientata tra il Varesotto e il Canton Ticino, intreccia i destini della ricca famiglia De Lorenzi, industriali del legno, con quelli dei rivali Dubois. La soap, per complessivi 52 episodi, andò in onda contemporaneamente in Francia, Svizzera e Italia.
  • Il canzoniere si compone di 76 poesie suddivise nelle raccolte: “La vanità di scrivere” (1986-90), sul senso o piuttosto sulla vanità dello scrivere poesia; “La vita in barca” (1985-89), di un vagabondare nel Mediterraneo che «regolarmente ci riconduce al punto da cui si era partiti»; “La cincia e il gatto (journal 1983-1991)”, sulla provvisorietà del dettato diaristico riguardo a momenti o ricordi raccolti, così come capitava, nella quotidianità; “Ut pictura poësis” (1969-89) «comprende le occasionali disfide a rifare in parole ciò che avevano già fatto a modo loro gli artisti»; “La voce delle streghe” (1986-91), «tributo di una autentica e perplessa nostalgia pagato alla mia terra alpina di streghe e disgrazie». Le scelte linguistico-stilistiche sempre elevate sono frutto di una straordinaria consapevolezza espressiva: da padrone delle parole Mascioni penetra nella profonda realtà delle cose, delle esperienze e dei sentimenti e ci restituisce i suoi momenti di doloroso sconforto o di gaio, per quanto effimero, piacere. La raccolta ha ottenuto il Premio Internazionale Biella Cultura e il Premio Pisa.
  • Volume di grande formato e di non comune spessore informativo, graficamente curatissimo; quanto al contenuto è diviso in due parti: la prima propone lo scritto di Mascioni in cinque densissimi capitoli di storia, economia e umanità; la seconda ospita partecipate interviste, raccolte da Irene Tucci, a persone che a vario titolo hanno lavorato o collaborato al “grandioso” impegno costruttivo e produttivo. Ne esce un libro molto variegato e ricco, perché – sono parole di Mascioni – «la materia di [questo] testo è storia umana, riflesso di vita o di vite vissute, considerate nella speranza di coglierne un senso: che non è mai univoco». L’introduzione è del presidente dell’A.E.M. Biagio Longo. La lussuosa riedizione ampliata del volume, pubblicata nel 2021, dal titolo Gli uomini e le acque. Dovere della memoria e transizione ecologica, è arricchita da nuove interviste ai protagonisti e da pagine dedicate all’attività della Protezione Civile a2a sul territorio valtellinese e non solo. Il contributo di Mascioni viene opportunamente riportato senza alcuna variazione, sia dal punto di vista contenutistico che grafico. Si segnalano le presentazioni di Marco Patuano, Alberto Martinelli e Roberto Corona, nonché lo scritto introduttivo di Biagio Longo.
  • Una scelta antologica di 56 poesie, di cui tre ancora inedite, a cura del poeta e studioso francese Jean-Charles Vegliante, tra i massimi esperti nella traduzione poetica dall'italiano al francese (Dante, Leopardi, Pascoli, Ungaretti, Montale, Sereni fra gli altri). Il libro è introdotto da una breve e densa prefazione dello stesso Vegliante. Si tratta della prima antologia in assoluto dedicata alla produzione in versi di Mascioni, apparsa nella collana “Domaine Italien” dell'editore romando.

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