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  • Prima pubblicazione dell'Associazione Grytzko Mascioni, è una cronaca fedele della serata del 12 agosto 2003, condotta da Michele Gusmeroli, in cui gli "scrittori a confronto" sono Grytzko Mascioni ed Ernesto Ferrero. Con parole dense e chiarificatrici, davanti a un pubblico interessatissimo, i due autori danno conto del loro poliedrico lavoro e delle rispettive esperienze culturali ed esistenziali. Notevoli nel volumetto sono anche l'intervista a Mascioni curata da Gerardo Monizza e il sentito e compiuto ricordo scritto dall'amico Ernesto. Ricco e coinvolgente l'apparato iconografico.
  • Saffo di Lesbo

    (1981, 1991, 2003)
    Il saggio, definito da Maria Corti “biografia creativa”, ottenne nel 1982 il Premio Comisso – Treviso per la biografia. Nel testo, rigorosamente fondato sulle fonti antiche e su frammenti dei lirici greci già tradotti anche da Mascioni, l'Autore ci fa rivivere l'intensa interiorità amorosa di Saffo e insieme il tumultuoso contesto sociale e politico in cui la poetessa visse. In un quadro storico ricostruito con competenza e fedeltà, Mascioni si è accostato a Saffo, donna, amante, poetessa, «con tutto quell'umano interesse e senso di prossimità che sarei lieto fosse condiviso da ogni lettore». Con parole limpide e aperte sulla grandezza dell’amore in sé, libero anche dalle scelte sessuali, Saffo, che per prima lo affidò alla parola scritta, rivive «in un'aura di palpitante e sorprendente attualità». Le note di copertina sono della studiosa Lidia Storoni Mazzolani.
  • Quasi tutto il numero è dedicato a Mascioni, dall'editoriale di Jean-Jacques Marchand ai sette saggi scritti da vari autori, per finire con la pubblicazione di due testi inediti, di dieci disegni e di quattro dediche da parte di Renato Guttuso, Hans Richter, Dino Buzzati e Miguel Angel Asturias. Tra gli autori dei saggi Gilberto Isella, in Luci oblique per Grytzko Mascioni, esamina alcuni testi sia in poesia che in prosa; Giorgio Luzzi ricorda con affetto e gratitudine l'amico, visto come un fratello maggiore; Ernesto Ferrero riconosce nella sua figura di poeta di frontiera il talento di un “costruttore di ponti” tra culture diverse, capace di unire esperienze variegate; Simone Zecca descrive la Sicilia di Mascioni, isola che lo ha affascinato a partire dagli anni Sessanta, dalla messa in scena dell'Orestiade a Siracusa alla stesura di Selinunte, racconto a puntate pubblicato nel 2001 sul ticinese “Giornale del Popolo”; Carlo Carena analizza brevemente i testi “greci” di Mascioni; Cristina Pedrana ricorda l'esperienza in Croazia durante la guerra degli anni Novanta, descritta in alcuni articoli per il giornale “Avvenire” e in altri testi in cui spiccano l'orrore per una guerra ingiusta, l'indignazione per l'indifferenza dei paesi europei e il riconoscimento della peculiarità della cultura croata; infine Bruno Ciapponi Landi ricorda la costituzione dell'Associazione Grytzko Mascioni e riporta un'intervista a padre Camillo De Piaz, amico di vecchia data di Mascioni.
  • La prima parte del fascicolo è dedicata a Mascioni e presenta l'ultima poesia, E tu polena, scritta il 20 agosto 2003 e pubblicata nell'antologia Collina d'oro, a cura di Antonio Ria. Nella sezione Primo piano vi sono i ricordi commossi di Massimo Lardi, Franca Tiberto e Vincenzo Todisco; seguono un commento di Gian Paolo Giudicetti a La vanità di scrivere e alcune note su Angstbar di Franca Tiberto. Infine è riportata un'intervista a cura di Simone Zecca a Marco Blaser, amico e collega di Mascioni fin dall'inaugurazione della Televisione della Svizzera Italiana a Lugano nel 1961. In essa si ripercorre l'intensa e innovativa attività dell'autore, che ha lavorato alla TSI con ruoli sempre più impegnativi per molti anni.
  • Puck

    (1996)
    Il titolo del romanzo – il protagonista Puck è un alter ego di Mascioni – deriva dalla figura ingannatrice del Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare: non tanto un maligno spirito, quanto piuttosto un vagabondo acrobata della vita. Si tratta di un romanzo in cui gli elementi autobiografici dell'autore sono spietatamente narrati in un bilancio sincero e intricato del personaggio che si sente avviato alla fine della sua vita. Molto presente è il tema della malattia, collegato a quello della morte, che accompagna tutta la narrazione; quasi sconcertante per la sua attualità è la presenza di un virus misterioso – «il mostro: microscopico figlio di connubi indicibili» – di impossibile cura che modifica radicalmente la vita del protagonista. Nella perenne ricerca e nello scavo interiore anche le figure femminili sono «ombre appena intraviste nello specchio in cui perpetuamente mi cercavo». Ma il romanzo, più che resoconto di vicende personali, vuole essere un complesso bilancio collettivo sulla vita di tutto il secolo XX che andava chiudendosi. Aspetti artistici, letterari, sociali, politici, sentimentali, di costume, si intrecciano in rapidi flash di incontri, ricordi, speranze, episodi precisi, sogni sfumati, confessioni e giustificazioni avvolti in un variegato turbinio che vuole essere lo specchio di un secolo contraddittorio e terribile, colpevole di aver portato allo spaesamento gli spiriti più sensibili e partecipi. Al volume è stato assegnato il Premio Selezione Napoli.
  • Nell'elegantissimo volumetto troviamo brevi e ricche descrizioni naturalistiche e trasfigurate, alla ricerca dell'anima della valle e della sua gente. Proposte da una prosa poetica, anche più lirica di quella di altre occasioni: perché è la terra dell'infanzia e del suo imprinting culturale e affettivo, dove «non ho smesso mai di sentirmi a casa». Le suggestive fotografie del polacco Piotr Jaxa, «una specie di elettrocardiogramma» della terra e delle persone, fermano per un attimo, e per il futuro, atti vitali che ci piace considerare irripetibili eppure destinati a duratura riconferma.
  • L'amore, il viaggio, il confine eletto a emblema identitario e metafora dell'“altrove”: sono solo alcuni dei temi con i quali si è confrontata la poesia di Grytzko Mascioni, qui raccolta nella sua interezza, dalle precoci prove adolescenziali in ambito lombardo-retico fino alla maturità nomade, spesa instancabilmente tra Svizzera, Grecia, Croazia e Francia. La lirica di Mascioni rappresenta la narrazione di un itinerario esistenziale, una sorta di mitologia privata che si esplica attraverso una concezione classica del fare poetico, animato da uno stato di grazia autenticamente mozartiano. Introdotta e curata da Simone Zecca, l'opera è arricchita da una testimonianza introduttiva di Andrea Zanzotto.
  • Avvicinandosi ai cinquant'anni, Mascioni raccoglie la maggior parte delle poesie pubblicate nel trentennio di assiduo ma non esclusivo esercizio, rivedendone alcune per l'occasione. Sorprende l'ampiezza del volume ma, come scrive Mario Luzi nella presentazione, «quantità e qualità sono più che mai intrecciate, s'illuminano reciprocamente e concorrono alla pari a illuminare la natura di questo operato». L'autore, ricordando Petrarca, suddivide il libro in due parti, Canzoniere pubblico e Canzoniere privato. A corredo vanno segnalati il ricco apparato di note esplicative e brevi testi critici di alcuni scrittori e studiosi di prima grandezza: oltre al citato Luzi, Allen Mandelbaum, Tonko Maroević, Jean-Charles Vegliante e Alice Vollenweider. Il folto volume è stato insignito nel 1985 dei premi Etna-Taormina e Bartolo Cattafi.
  • Per un’idea della Rezia. Poesie delle terre d’origine

    Ennio Emanuele Galanga e Anna Galanga (a cura di)
    (2013)
    È un'antologia di ventiquattro poesie, la prima delle quali introduce alla raccolta e suggerisce il titolo della silloge. I testi, scelti con il consenso del Poeta, sono legati alle «terre d'origine», Valtellina e Valposchiavo, e coprono un quarantennio della vita e dell'attività lirica di Mascioni. Le tematiche prevalenti – come è scritto nella presentazione da Ennio E. Galanga – sono tre, «talvolta intrecciate: la terra, il tempo, gli affetti .. e tuttavia ogni pagina della personale geografia e della storia soggettiva è narrata e interpretata dai sentimenti, dall'esprit de finesse che sente la verità interiore dei fatti della vita». Vero valore aggiunto è il ricco apparato delle interpretazioni pittoriche di Anna Galanga, autrice anche di alcuni dipinti direttamente ispirati ai testi di Gritzko. Il libro è stato stampato nel decennale della morte di Mascioni grazie al contributo del Comune di Villa di Tirano.
  • Ovvero La forma del cuore: 48 liriche selezionate e tradotte in lingua slovena da Ciril Zlobec, poeta, scrittore e traduttore pluripremiato, autore anche dell’introduzione ai testi. Il volumetto, oltre alle notizie biobibliografiche, presenta in calce una piccola antologia critica.
  • Sono qui raccolte 32 poesie del decennio 1969-79. La penultima, L'argomento di Frege, è in undici strofe, alcune ampie; Gottlob Frege (1848-1925) era un matematico tedesco. Nella “Nota” l'Autore scrive che i versi pubblicati si possono considerare porzioni di un «diario della vita di un uomo del nostro tempo. Ma un diario, in ogni caso, depurato dai dati della cronaca». Alla raccolta è stato attribuito il Premio Dino Buzzati – Val di Piave 1981.
  • È il romanzo di Eracle, figlio di Alcmena e Zeus, l'eroe famoso per la forza con cui ha affrontato fatiche di leggendaria difficoltà. Ci appare indomabile e invincibile ma nello stesso tempo pensoso, angustiato dalle eterne domande sul senso vero delle sue imprese, su quanto gli eventi della sua vita siano dovuti all'intervento degli dèi, quanto alle sue volontà e capacità o quanto invece al destino che sta sopra tutto e tutti. In un rapido alternarsi di immagini e vicende divine, Mascioni costruisce un viaggio alla ricerca delle radici del pensiero europeo nell'antica Grecia, lasciando parlare gli innumerevoli miti ideati e raccontati dagli uomini per dare un ordine sensato e duraturo al Caos primigenio.

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