Pubblicazioni di Grytzko Mascioni

  • Di fatto è una doppia narrazione: quella di un trapianto e quella della grande amicizia tra Grytzko Mascioni ed Ernesto Ferrero, intenso rapporto che, in poco più di due anni, ha trovato varie e profonde «ragioni di fraternità». La parte principale è certo «la cronaca veritiera di un trapianto, un percorso a ostacoli, angoscioso e pieno di imprevisti, il quale ha restituito a un uomo, i cui giorni parevano contati, i tempi supplementari di una partita che eravamo quasi sicuri fosse finita, e nel peggiore dei modi». La precede un partecipe e toccante ritratto umano e culturale di Grytzko ad opera di Ernesto, al quale è diretto il commovente Congedo in forma di lettera con cui il malato, ormai prossimo alla morte, affida all'amico le sue ultime pagine e il suo ricordo.
  • Il libro raccoglie una scelta degli interventi realizzati dall'autore nell'ambito del programma radiofonico “Lampi” di Radiotre, andato in onda nell'estate 1998 con la regia di Roberto Bernardi. «Con l'occhio dell'umanista attento al nuovo ma non dimentico dell'antico, Mascioni percorre i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, lungo il dipanarsi di un'estate, in un viaggio ideale che ne evidenzia sia gli aspetti geografici che quelli culturali, senza trascurarne la storia, politica e di costume. Una lettura suggestiva e stimolante, attraversata da informazioni di prima mano filtrate da un occhio pensoso» (dalle note di copertina). L'idea di fondo è che il Mediterraneo è un mare fatto di prossimità e di esperienze comuni, e sarebbe bello se «si potesse dire la stessa cosa degli uomini che lo percorrono o ne abitano le rive». Il Mediterraneo «immenso tappeto di luce (…) unisce le belle terre raramente fortunate che vi si bagnano, spesso affaticate da una amara sorte, a volte insanguinate da violenze, a volte angustiate da croniche miserie, prigionie umilianti, ottuse repressioni della libertà d'essere ciò che si vuole» ma che, comunque, è vitalissimo e «formicola di antica e giovane vita, di immaginose avventure del cuore e della mente».
  • Fin dalla prima raccolta il diciassettenne Mascioni dimostra una più che discreta padronanza dei mezzi tecnici e della musicalità dei versi, notevole profondità di ispirazione e sorprendenti scelte verbali e sintattiche, sia pure con qualche arcaismo. Prevalgono, fra i temi, le riflessioni e le emozioni suggerite dal volgere delle stagioni e dagli scorci paesistici, con cenni ad amori intensi ma destinati a triste conclusione. Suonano meno genuini, a tratti, l'insistito “tu” a una probabile interlocutrice indeterminata e certi accenti tra dolore e angoscia di derivazione letteraria.
  • Premiata al Concorso Nazionale Gastaldi 1954, la plaquette, apparsa nella collana “Poeti d’oggi”, è dedicata al poeta futurista Paolo Buzzi, assiduo frequentatore delle villeggiature valtellinesi, guida e mentore del precocissimo letterato negli ambienti culturali milanesi. La raccolta, che riprende luoghi e tematiche di Vento a primavera, funge da esile raccordo con la successiva Se il vento dice sorgi, nella quale confluiranno parte delle liriche a comporne la sezione “Quasi un amore”.
  • Anno 1179. Prossima alla morte, a lungo pressata da un severo confessore poi ricredutosi, suor Ildegarda apre la sua anima ripercorrendo i momenti e le figure salienti della vita. E dichiara che anche per lei è mistero il dono profetico delle visioni e d'un sapere trascendente, dei quali è stata semplice medium. La narrazione è di grande musicalità, aiutata dalle rime e sorretta da versi che coinvolgono lo spettatore e il lettore, parimenti sollecitati ad accogliere la poesia e a parteciparne. All'introduzione di Vincenzo Cappelletti seguono in appendice pagine interessanti sulla vita di Ildegarda di Bingen e sull'allestimento dello spettacolo, a cura della regista Silvana Strocchi.
  • Le 29 poesie della piena maturità, due delle quali in francese, sono spesso costruite con un lungo e sempre vigile e musicale periodare che si coniuga con la maggiore accessibilità a favore del lettore non specialista. Ogni animale, a modo suo, è figura e cifra del vivere e del sentire del poeta. E il fruitore, non di rado, vi riconosce le sue stesse esperienze emozionali, descritte e chiarite proprio dalla lingua più lirica. Le venti incisioni del pittore e scultore ticinese Nag Arnoldi corredano e arricchiscono il bel volume, confermando l'amore di Mascioni per l'arte figurativa. Del libro esiste una traduzione in croato: Ljubavni zoo, Durieux, Zagreb 1996, a cura di Morana Čale Knežević, con i disegni di Zlatan Vrkljan.

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