Pubblicazioni di Grytzko Mascioni

  • Comprende le sezioni “Ultimo covo” (1996-2000), composta da 12 poesie scritte a Zagabria e Dubrovnik; “Adriatico” (1992), dedicata a Vanni Scheiwiller; “Città bianche del Sud, ballata per Pierre H. Lindner, maestro incisore venuto dal Nord, che un giorno, sull'Adriatico, scoprì il colore”. Ricordi della guerra nella ex-Jugoslavia che «disloca le nere bandiere», si intrecciano nella lingua ricchissima ed elevata di Mascioni con le immagini del paesaggio struggente della «terra bagnata di mare» che il poeta sta lasciando, diretto verso un mondo forse di speranza, che però «tace» sul lutto doloroso ancora presente. Appena accennata è la presenza di alcune figure femminili. Mascioni è «un uomo ed un poeta che vive al di là delle mode; (…) uno che rifugge dal monumentale, ma che arricchisce di significato persino i detriti della quotidianità» (Allen Mandelbaum, dalle note di copertina).
  • È una piccola antologia che comprende venticinque componimenti, dai versi sempre ispirati e inappuntabili, della produzione 1963-1990, tradotti con il testo originale a fronte da Patrice Dyerval Angelini. L'elegante volumetto, stampato in 700 copie numerate, tipograficamente curatissimo ed evidentemente celebrativo, è pubblicato quasi in contemporanea al conferimento a Mascioni del Grand Prix Schiller, il più importante riconoscimento letterario svizzero.
  • Volume di grande formato e di non comune spessore informativo, graficamente curatissimo; quanto al contenuto è diviso in due parti: la prima propone lo scritto di Mascioni in cinque densissimi capitoli di storia, economia e umanità; la seconda ospita partecipate interviste, raccolte da Irene Tucci, a persone che a vario titolo hanno lavorato o collaborato al “grandioso” impegno costruttivo e produttivo. Ne esce un libro molto variegato e ricco, perché – sono parole di Mascioni – «la materia di [questo] testo è storia umana, riflesso di vita o di vite vissute, considerate nella speranza di coglierne un senso: che non è mai univoco». L’introduzione è del presidente dell’A.E.M. Biagio Longo. La lussuosa riedizione ampliata del volume, pubblicata nel 2021, dal titolo Gli uomini e le acque. Dovere della memoria e transizione ecologica, è arricchita da nuove interviste ai protagonisti e da pagine dedicate all’attività della Protezione Civile a2a sul territorio valtellinese e non solo. Il contributo di Mascioni viene opportunamente riportato senza alcuna variazione, sia dal punto di vista contenutistico che grafico. Si segnalano le presentazioni di Marco Patuano, Alberto Martinelli e Roberto Corona, nonché lo scritto introduttivo di Biagio Longo.
  • Angstbar

    (2003)
    Angstbar o bar dell'angoscia: la scelta del termine tedesco che dà il titolo all'opera ricorda le conversazioni col filosofo Max Horkheimer su un tema caro al Poeta e ricorrente anche in altre opere, ma in questo caso è legata allo stato d'animo di chi sa «di avere un male che non perdona» e si trova a ripercorrere le ultime tappe della sua vita con spietata lucidità, riprendendo anche il tema dell'alcolismo, che da topos letterario si fa caso intimo. La raccolta si compone di 24 liriche sotto il titolo “Angstbar”, 7 poesie scelte dal testo Ex Illyrico tristia, legate all'esperienza croata, e altre 5 testimonianza degli ultimi dolorosi anni, compreso lo struggente Il soffio della notte, dedicato alla donna amata. Mascioni affida alle liriche la sua eredità di riflessioni, i suoi ultimi pensieri che testimoniano da un lato la piena aderenza alla vita in tutti i suoi aspetti, gioiosi e drammatici, e dall'altro la perenne ricerca di forme variegate e di un lessico composito ed elevato per esprimere il suo intenso mondo interiore. La postfazione è del poeta e critico Giorgio Luzzi.
  • Di fatto è una doppia narrazione: quella di un trapianto e quella della grande amicizia tra Grytzko Mascioni ed Ernesto Ferrero, intenso rapporto che, in poco più di due anni, ha trovato varie e profonde «ragioni di fraternità». La parte principale è certo «la cronaca veritiera di un trapianto, un percorso a ostacoli, angoscioso e pieno di imprevisti, il quale ha restituito a un uomo, i cui giorni parevano contati, i tempi supplementari di una partita che eravamo quasi sicuri fosse finita, e nel peggiore dei modi». La precede un partecipe e toccante ritratto umano e culturale di Grytzko ad opera di Ernesto, al quale è diretto il commovente Congedo in forma di lettera con cui il malato, ormai prossimo alla morte, affida all'amico le sue ultime pagine e il suo ricordo.
  • L'amore, il viaggio, il confine eletto a emblema identitario e metafora dell'“altrove”: sono solo alcuni dei temi con i quali si è confrontata la poesia di Grytzko Mascioni, qui raccolta nella sua interezza, dalle precoci prove adolescenziali in ambito lombardo-retico fino alla maturità nomade, spesa instancabilmente tra Svizzera, Grecia, Croazia e Francia. La lirica di Mascioni rappresenta la narrazione di un itinerario esistenziale, una sorta di mitologia privata che si esplica attraverso una concezione classica del fare poetico, animato da uno stato di grazia autenticamente mozartiano. Introdotta e curata da Simone Zecca, l'opera è arricchita da una testimonianza introduttiva di Andrea Zanzotto.

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