Pubblicazioni di Grytzko Mascioni

  • Da Saffo

    (1954)
    Il quaderno, in edizione numerata di 200 copie, raccoglie le traduzioni di 21 frammenti di Saffo, la poetessa all’origine della lirica occidentale, frequentata e amata da Mascioni a partire dal folgorante incontro avvenuto sui banchi del liceo. Nell’”Avvertenza ai lettori” l’Autore dichiara di essersi sforzato di «cercare una via perché la parola di Saffo riuscisse a risuonare nella nostra lingua conservando nel limite del possibile il suo originale incanto», in passato spesso offuscato da un eccessivo scrupolo filologico o all’inverso da una resa poetica scarsamente rispettosa del testo originario.
  • L'opuscolo, la cui prima stesura risale al 1962, è ispirato alle vicende che caratterizzarono la lavorazione del film 'Cleopatra', e segnatamente alla storia d'amore tra i protagonisti Liz Taylor e Richard Burton, intrecciata a quella dei personaggi impersonati dai due attori, Cleopatra e Marco Antonio. Cleopatra è «un'indefinibile idea di donna, indefinibile, ma non per questo irreale; è il desiderio di ogni uomo, che finisce per coincidere con l'irrefrenabile e ineliminabile bisogno di vita. Ecco dunque che Cleopatra si pone come uno dei tanti volti di quello che è il motivo ispiratore centrale della poliedrica produzione letteraria di Mascioni» (Massimo Castoldi). Alla nota di Vasco Pratolini si accompagnano, nella seconda edizione, le postfazioni di Tonko Maroević e Massimo Castoldi. Del libro è apparsa una traduzione in lingua croata, a cura di Iva Grgić: Kleopatra, jedne noći, Hefti, Milano 1996.
  • Libro dalla prosa ricercatissima e di impegnativo approccio, «vive (…) del mal d'amore – per cui è al tempo stesso cartella clinica di quel male, lettera intima, diario retrospettivo, confessione». Stilisticamente lo scritto «deve molto alla ripresa cinematografica con campi lunghi, carrellate, flash back, sostenuti da un'esasperata colonna sonora di sfusi e liquidi dialoghi» (dalle note di copertina, frutto di uno scambio di opinioni tra Vittorio Sereni, Carlo Fruttero e Franco Lucentini). Al romanzo è stato assegnato il Premio Inedito 1973.
  • Angstbar

    (2003)
    Angstbar o bar dell'angoscia: la scelta del termine tedesco che dà il titolo all'opera ricorda le conversazioni col filosofo Max Horkheimer su un tema caro al Poeta e ricorrente anche in altre opere, ma in questo caso è legata allo stato d'animo di chi sa «di avere un male che non perdona» e si trova a ripercorrere le ultime tappe della sua vita con spietata lucidità, riprendendo anche il tema dell'alcolismo, che da topos letterario si fa caso intimo. La raccolta si compone di 24 liriche sotto il titolo “Angstbar”, 7 poesie scelte dal testo Ex Illyrico tristia, legate all'esperienza croata, e altre 5 testimonianza degli ultimi dolorosi anni, compreso lo struggente Il soffio della notte, dedicato alla donna amata. Mascioni affida alle liriche la sua eredità di riflessioni, i suoi ultimi pensieri che testimoniano da un lato la piena aderenza alla vita in tutti i suoi aspetti, gioiosi e drammatici, e dall'altro la perenne ricerca di forme variegate e di un lessico composito ed elevato per esprimere il suo intenso mondo interiore. La postfazione è del poeta e critico Giorgio Luzzi.
  • Comprende le sezioni “Ultimo covo” (1996-2000), composta da 12 poesie scritte a Zagabria e Dubrovnik; “Adriatico” (1992), dedicata a Vanni Scheiwiller; “Città bianche del Sud, ballata per Pierre H. Lindner, maestro incisore venuto dal Nord, che un giorno, sull'Adriatico, scoprì il colore”. Ricordi della guerra nella ex-Jugoslavia che «disloca le nere bandiere», si intrecciano nella lingua ricchissima ed elevata di Mascioni con le immagini del paesaggio struggente della «terra bagnata di mare» che il poeta sta lasciando, diretto verso un mondo forse di speranza, che però «tace» sul lutto doloroso ancora presente. Appena accennata è la presenza di alcune figure femminili. Mascioni è «un uomo ed un poeta che vive al di là delle mode; (…) uno che rifugge dal monumentale, ma che arricchisce di significato persino i detriti della quotidianità» (Allen Mandelbaum, dalle note di copertina).
  • Il volume ripercorre la storia della Televisione della Svizzera Italiana a 25 anni dall’inizio delle trasmissioni in lingua italiana. A differenza del precedente lavoro, che intendeva celebrarne il decennale attraverso un approccio cronachistico, Mascioni in questo caso opta per una riflessione di carattere teorico sul mezzo televisivo e sul suo ruolo nel contesto federale elvetico, quale voce necessaria e imprescindibile della minoranza italofona. Il libro, corredato da numerose illustrazioni fuori testo, reca la prefazione del direttore della RTSI Cherubino Darani.

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